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Manifesto culturale

L’inseguirsi dei secoli porta con sé il succedersi di movimenti, scuole di pensiero, esperienze artistiche differenti, unite solamente dal fatto di porre l’uomo al centro delle riflessioni, come punto di partenza e d’arrivo. Abbiamo goduto, specialmente noi italiani, della lucidità del Rinascimento, la cui armonia venne poi sgretolata dall’arrivo del Barocco e dell’immagine ad effetto. Abbiamo accolto l’Illuminismo e da qui sono partite e si sono diffuse spinte Neoclassiche e Romantiche. La guerra e ciò che è rimasto dell’uomo all’imbrunire dei trattati di pace ha acceso un faro sulle ferite dell’umanità. Ma ora, arrivati nel XXI secolo mi domando quale sia il nostro momento.

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E’ vero che vivendolo, ed essendone pienamente immersi, non possiamo cogliere i segni per cui le future generazioni scriveranno pagine e paginate; nonostante ciò possiamo, a mio parere, immaginare quale corso stiamo seguendo. La nostra sembra essere una società che ha perso ogni tipo di valore, che ha smarrito la strada, che è attraversata da una profonda crisi morale che non riguarda solo l’aspetto del buon costuma, ma stiamo vivendo un vero e proprio degrado culturale. Decenni fa Verdi nell’aria del Va Pensiero del Nabucco scrisse “O mia Patria, si bella e perduta...”, veramente la nostra società, così bella, con così tante meraviglie che i nostri avi ci hanno lasciato in eredità, è sull’orlo del precipizio tanto da rischiare di perderla per sempre.

Per evitare la scomparsa del gusto del “bello”, la scomparsa della nostra identità, non solo come popolo ma anche come umanità, io scrivo questo manifesto, nella speranza che più giovani aderiscano. Onde evitare il formarsi di una società vacua e sterile; per indirizzare i progresso sulla giusta via, io scrivo questo manifesto. La mia intenzione è quella di formare una nuova generazione appassionata all’arte e alla bellezza del sapere; perché sapere significa di certo essere liberi, ma significa anche essere pronti a fare le scelte giuste per se stessi, per chi ci sta affianco e per le future generazioni.

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Quindi una generazione che abbia consapevolezza della propria esistenza, del proprio “io” e dei propri doveri nei confronti dell’umanità. Una generazione che rifiuti la sopraffazione di una tecnologia nociva all’essere umano che, ricordiamo, è fatto per vivere in gruppo, non tramite schermo in rapporti frivoli ed insignificanti. Dunque futuri cittadini che rifiutano la dittatura della tecnologia, ma, piuttosto, vedano in essa lo strumento per migliorare le proprie condizioni di vita nel nome di un progresso collettivo.

Questa nuova corrente che prenderà piede via via con il tempo, e con il diffondersi del nostro grido di battaglia, non avrà confini nazionali ma abbraccerà tutte le genti che vorranno elevarsi nel nome della cultura. Sarà una corrente aperta a tutte le forme artistiche e che avrà come tema l’uomo moderno e il suo rapporto con l’ambiente e con se stesso. Abbandoniamo la visione dell’uomo forte che non conosce pianto, non sente dolore, ma piuttosto avviciniamoci all’idea di un uomo fatto di carne, di emozioni e sentimenti. Riprendiamo l’idea di uomo artefice di se stesso, abbracciato nella stretta di un universo infinitamente complesso. Uomo come speranza. Uomo come guida che non si è perso nella mondanità della vita. Uomo come punto di partenza e d’arrivo. E in particolare parliamo del periodo che stiamo vivendo, quello dell’adolescenza, fatto di sbagli e fragilità, cadute e paure, di delusioni, ma anche di una grande voglia di conoscere il mondo, di sperimentare e vivere la vita.

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La sola cosa che ci distingue dagli animali è la conoscenza; quindi sfruttiamola, eleviamoci nel suo nome per evitare errori che sono già stati più volte commessi.

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La Redazione L’Urlo di Athena

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